Lo stress nell’ambiente lavorativo è una condizione per cui il lavoratore può percepire un danno fisico, psicologico, sociale, in seguito al fatto che non si sente in grado di rispondere alle richieste del lavoro stesso. Ciò genera una tensione nel lavoratore che, se prolungata, può avere una serie di conseguenze, come ansia, depressione, difficoltà a dormire, ma anche diminuzione della produttività, sensazione di inadeguatezza, insoddisfazione.
Di base, in pressoché tutti gli ambienti di lavoro c’è una dose di stress, che può causare tensioni e preoccupazioni. Questa può anche essere positiva quando funge da stimolo alla produttività per il lavoratore, ma quando è prolungata e genera una sensazione di insostenibilità può causare problemi.
Quali fattori generano una condizione di stress sul lavoro?
Esistono diversi fattori che possono influire su questa condizione e che possono generare nella persona una sensazione di impotenza, di insostenibilità, di non essere più capace a gestire il proprio lavoro.
Spesso può portare a farsi domande del tipo “ma è davvero questa la strada giusta per me?”, “mi piace ancora il mio lavoro?”; “forse sono io che non sono capace?”; generando una serie di malesseri a catena, che possono non restare circoscritti all’ambito lavorativo, ma estendersi in tutti gli altri ambiti della vita più generale, tra cui quello della famiglia, rischiando di generare conflitti o persino quello del tempo libero, finendo per non provare più piacere nello svolgere attività che un tempo erano fonte di soddisfazione e serenità.
I fattori più comuni di stress nell’ambiente lavorativo riguardano l’eccessivo lavoro da svolgere e il poco tempo a disposizione; compensi insufficienti o non soddisfacenti; precarietà; compiti di lavoro non chiari; poca disponibilità da parte dei superiori a cogliere e a venire incontro alle lamentele dei dipendenti; scarsa collaborazione tra colleghi e scarso riconoscimento del lavoro fatto.
Riconoscere lo stress sul lavoro
Il primo passo per cercare di gestire lo stress lavorativo è riconoscerlo. Alcuni dei campanelli d’allarme di cui dovremmo tener conto sono: il cominciare a percepire una certa fatica e pesantezza all’idea di dover andare al lavoro che fino a poco tempo fa non era presente; frequenti cambiamenti d’umore; irritabilità; sensazione di inadeguatezza rispetto al lavoro; problemi sempre più frequenti nei rapporti con i colleghi; problemi di insonnia, emicranie o disturbi gastrici prima non presenti; aumento della difficoltà di concentrazione.
Cosa fare?
Quando insorgono forti livelli di stress legati all’ambiente lavorativo, questi spesso fungono da stimolo per creare una serie di eventi a catena che peggiorano la situazione.
Per esempio, si possono creare forti tensioni tra colleghi che rischiano di rendere ancora più pesante il clima lavorativo, oppure si rischia di rimanere a lavoro più a lungo per cercare di recuperare la perdita di produttività, causando una maggiore stanchezza del lavoratore. Si può cominciare a pensare di licenziarsi, di cambiare lavoro, dovendosi riabituare a un ambiente diverso, che potrebbe però a sua volta farci ricadere nella spirale dello stress, generando un’insoddisfazione continua che può portarci ad avere una mancanza di soddisfazione della nostra vita anche più in generale.
È necessario allora rompere questa catena, tentando di cercare un modo diverso di stare al lavoro. Non solo un modo per gestire lo stress che da questo deriva, ma anche un modo diverso di affrontare i compiti, di relazionarsi con i colleghi. Un modo che possa permetterci di portare a termine il lavoro ma senza esserne sopraffatti. È utile individuare dove risiedono le difficoltà per cercare un’alternativa per approcciarsi a esse. Spesso tuttavia non è facile intravedere punti di vista diversi in una situazione in cui siamo immersi: per questo può essere utile parlarne con uno psicologo, in modo da provare a costruire insieme un’alternativa in cui possiamo trovarci più a nostro agio.
Talvolta può essere utile anche un percorso di mindfulness, poiché questo ci aiuta a concentrarci su di noi, sul momento presente, su ciò che c’è, senza proiettarci al futuro o al passato. Ci aiuta a riconoscere le sensazioni che attraversano il nostro corpo, ad averne consapevolezza, a osservarle senza farci sopraffare da esse. La mindfulness aiuta a stare con quelle sensazioni senza cacciarle o rifuggirle: tentativi spesso inutili, che tendono a ritorcerle nuovamente contro di noi. Ci permette di allenarci a restare sul presente, distaccandoci dal sovraccarico lavorativo o emotivo per ridare importanza a noi stessi.
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