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Chiudere gli occhi dell’altro: sentirsi “impostori” nelle relazioni


maschera impostore


Alcune persone sentono di non meritare la posizione raggiunta e i relativi successi, di non esserne all’altezza e di essere stati sopravvalutati dai propri superiori, specialmente in ambito lavorativo. Ma questa condizione può riguardare anche altri aspetti della nostra vita più in generale, come ad esempio le relazioni.


La sensazione di sentirsi degli impostori nelle relazioni è accompagnata da una serie di preoccupazioni che possono riguardare sia le relazioni amorose sia quelle amicali. A volte può succedere di sentire di non meritare la relazione che stiamo vivendo, la felicità che ne consegue, la premura del partner o del nostro amico o ancora, che l’altro ci stia sopravvalutando e ci stia affibbiando delle caratteristiche positive che non crediamo di avere.


Queste sensazioni possono portare a cercare di non fare troppo affidamento sull’altro, per paura che prima o poi l’altro comprenda di essersi sbagliato sul nostro conto e decida quindi di troncare la relazione. Quando capita di incontrare qualcuno a cui potersi affidare, lo si fa cautamente proprio per questa ragione. Può succedere che questa insicurezza porti la persona a cercare continue rassicurazioni da parte dell’altro, che però non rassicurano davvero “l’impostore”, che non ci crede fino in fondo, perché l’altro potrebbe non aver colto che persona sia realmente. Di conseguenza, ci si può trovare a frenare anche l’investimento posto nelle relazioni, siano esse amicali o amorose, con il costo di non viverle appieno o in modo soddisfacente.


Come si sentono gli “impostori”?


Una delle sensazioni che accompagnano questa condizione è quella di sentirsi inadeguati. Nonostante i traguardi raggiunti, infatti, c’è spesso la sensazione di non essere in grado di portarli avanti, tanto che i successi o le conquiste vengono “giustificati” come qualcosa che è avvenuto per un merito esterno (es. “è stata solo fortuna”), mentre i fallimenti vengono più spesso attribuiti a un’incapacità interna (es. “sono io che non sono capace di dimostrare che ci tengo”).


L’inadeguatezza, generalmente, sorge nel momento in cui la persona “si sente sbagliata” e questo può minacciare le relazioni interpersonali. Sentirsi sbagliati porta spesso a pensare di non essere meritevoli di ciò che abbiamo ottenuto ed è da qui che nasce la sensazione di essere degli impostori: si apre l’ipotesi che stiamo ingannando gli altri, che gli altri non abbiano compreso che non valiamo niente, ci sovrastimano e noi li stiamo in qualche modo aiutando a portare avanti questa convinzione.


Diventa comprensibile allora che una delle conseguenze di tutto ciò può essere il fatto di domandarsi chi siamo veramente. Ci si potrebbe chiedere “Ma allora sono come credo di essere io o come credono gli altri?”. E questo può generare una grande sofferenza nelle persone che pensano persino di non conoscersi. Ci si ritrova a mettere in discussione ciò che abbiamo sempre creduto di sapere di noi stessi e abbiamo difficoltà a capire chi siamo veramente. Questo può generare anche ansia, a fronte del fatto che improvvisamente ci manca una struttura di noi stessi, un significato di noi come persone, una risposta alla domanda “chi sono io?”.


Quali conseguenze?


Non è detto che tutte le conseguenze di queste preoccupazioni debbano essere per forza negative o drastiche. Tuttavia, questo genere di convinzioni può scaturire una serie di circoli viziosi da cui può diventare sempre più difficile uscire.


Lo sforzo di dimostrare


Tutte queste preoccupazioni possono generare nella persona la volontà e lo sforzo di dimostrare di meritare ciò che hanno. Così, come in ambito lavorativo potranno impegnarsi di più, magari ricevendo ulteriori successi, anche nelle relazioni potrebbero cercare di dimostrare all’altro di essere persone meritevoli del loro affetto, magari preoccupandosi maggiormente di accudirlo. Tuttavia, questo spesso non basta a convincere la persona di meritare ciò che ha, oltretutto la sensazione di doversi sforzare così tanto innesca il pensiero di non meritarlo, con la convinzione che altrimenti sarebbe stato più facile avere quel tipo di coinvolgimento nella relazione.


“Se non mi espongo, non puoi colpirmi”


Può sorgere anche la tendenza a cercare di nascondere certi aspetti di sé, così che l’altro più difficilmente possa comprendere di avere a che fare con un impostore. Infatti, spesso, per evitare di esporsi a un giudizio negativo, la persona evita di mettersi in gioco, per esempio celando le proprie opinioni riguardanti un certo argomento, così che, se l’altro dovesse avere un’idea diversa, la persona eviterebbe di “rischiare di sbagliare”, ma questo non fa altro che aumentare la convinzione di stare ingannando l’altro.

Quindi, se da una parte tutte queste preoccupazioni possono condurre la persona a impegnarsi maggiormente, che sia nel lavoro o nelle relazioni, portando talvolta anche a risultati positivi, dall’altra questi meccanismi non la aiutano a viversi serenamente i traguardi raggiunti, che saranno sempre macchiati dalla preoccupazione di mentire e ingannare, oltre al fatto che a lungo andare possono portare anche al rischio di deterioramento delle relazioni, proprio perché si fa più difficoltà a investirci o perché l’altro potrebbe stancarsi di dover ricoprire il ruolo di “rassicuratore” senza successo.


Come intervenire?


Può essere importante costruire la rete di significati che si cela dietro alle preoccupazioni della persona e magari interrogarsi rispetto a dove nascono queste preoccupazioni e quale sia il costo da cui sta cercando di proteggersi. Un percorso intrapreso insieme a uno psicologo potrebbe aiutare a far luce su quali alternative possano esistere per muoversi nel mondo senza restare schiavi di questi timori e magari anche a costruire una risposta alle diverse domande che questa situazione suscita, regalando la possibilità di conoscere meglio sé stessi.

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